Kufia, 100 matite per la Palestina | BLOG |

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Kufia | Visual blog for Palestine

A collection of images, artworks and words is opens to every contribute from world wide, collectives and individuals, as supporting tool to "Kufia project - 100 disegnatori per la Palestina" (100 illustrators for Palestine). The goal of these pages is the comparison, the harvest of ideas, projects that are supporting the palestinian struggle for self-determination.

You can add this project publishing your own artworks or words, spreading around the url, telling it to your friends.


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A visual blog for Palestine.
Questa raccolta di immagini e parole, aperta ai contributi di tutti gli utenti, gruppi e sensibilità diffuse, è un supporto al progetto Kufia, 100 disegnatori per la Palestina.
Lo scopo di queste pagine è il confronto, la raccolta di idee, spunti, progetti che sostengano la lotta di autodeterminazione del popolo palestinese.

Potete partecipare al progetto pubblicando le vostre immagini e parole, diffondendo questo url, parlandone con amici e invitandoli a partecipare e sostenere.

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Publish Archive The project Contacts Credits

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In memoria di Tom

 Title: In memoria di Tom
Name: Gianluca Costantini
Txt: Tom Benetollo, presidente dell’Arci, è morto a Roma domenica 20 giugno 2004.
Tom è stato sempre vicino alla Palestina con passione e intelligenza, la sua scomparsa ci addolora profondamente. Lo ricorderemo in ogni gesto di solidarietà vera, in ogni parola che si opponga all’ingiustizia, in Palestina e oltre.

Url\Email: http://www.inguine.net/kufia
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Sul sentiero tra Betfage e Betania

 Title: Sul sentiero tra Betfage e Betania
Name: Logan
Txt: Betania, detta anche El Ezaraiya, si trova a pochi passi dalla antica
Gerusalemme, oggi parte della sua moderna municipalità. Betania e’ il paese di
Marta, Maria e di loro fratello Lazzaro, amico di Gesù al punto tale da
spingerLo per compassione a risuscictarlo dai morti (1). E’ quindi un anche un
paese in cui Gesù e’ passato spesso. Ricordato in piu’ episodi nei Vangeli: la
maledizione del fico (2), il banchetto in casa di Simone il lebbroso (3),
l’unzione (4) ed infine e’ anche il villaggio da cui si e’ avviato verso
Betfage (5), il vicino luogo di inizio del corteo festoso con l’ingresso
trionfale a Gerusalemme.

Mi chiedo quante volte Gesù abbia percorso la strada tra Gerusalemme e Betania.
Quante volte sia salito al Monte degli Ulivi dalla Città Santa per poi
ridiscenderne verso il deserto di Giuda e poi il Giordano. Forse percorse la
via che ancora oggi è la più breve tra Gerusalemme e Betania. Quella che passa
per Betfage, diretta e diritta. Quella che da sempre molti pellegrini
percorrono, quando a piedi si recano dalla cima del Monte degli Ulivi a Betfage
e da lì alla vicina Tomba di Lazzaro con il vicino santuario di Marta e Maria.
Appunto a Betania.

Ma da 1 mese a questa parte, quel sentiero non è più.
Su quel sentiero è sorto un muro. Alto 8 metri.
Esattamente a tagliare la via che da Betania conduce a Betfage e da lì a
Gerusalemme.
Mi chiedo da dove sarebbe passato Gesù se avesse dovuto adempiere le scritture
oggi.
Mi chiedo come avrebbe potuto entrare a Gerusalemme la Domenica delle Palme,
visto che il muro blocca il passo. Non sarebbe passato. Come non passano, anche
se vorrebbero, coloro che fino a un mese fa e come da sempre, percorrevano
questo tragitto. Per pellegrinaggio, per lavoro, per accedere ai servizi della
municipalità…Ora non passano. Rimangono bloccati. Di là. Oltre quel confine che
una penna frettolosa e un sciagurata politica hanno tracciato. Di là, dentro
alla riserva degli impoveriti, degli emarginati, dei disperati. Di là.
Gesù, si sarebbe trovato di là, anch’esso con il desiderio frustrato di non
poter passare. Di là a soffrire a fianco coloro che vorrebbero seguirlo per il
suo ingresso a Gerusalemme, ma gli viene negato.
Mi chiedo che senso ha, oggi, recarsi al Santo Sepolcro, per un pellegrino
europeo, quando i cristiani palestinesi che qui vivono non vi si possono
andare? Mi chiedo che senso ha quando centinaia di migliaia di pellegrini da
tutto il mondo giungono a Gerusalemme percorrendo migliaia di km e chi abita a
2 km dal centro di Gerusalemme non vi può accedere.
Mi chiedo e a volte mi sembra di vederLo, questo Gesù, fermo sotto alla
muraglia, con migliaia di persone dietro. Fermo con lo sguardo rivolto verso il
cielo. Che attende, in silenzio, che qualcuno si accorga di quello che accade.

salashalom
Logan
www.operazionecolomba.org

Note
(1) Gv 11,1-44
Era allora malato un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta
sua sorella…
(2) Mc 11, 11-14
Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno,
essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betania. La mattina
seguente, mentre uscivano da Betania, ebbe fame…

(3) Mt 26, 6-13
Mentre Gesù si trovava a Betania, in casa di Simone il lebbroso, gli si
avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso,…

(4) Gv 12,1-8
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro,
che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena:..

(5) Mc 11,1-18
Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Betfage e Betania, presso il Monte
degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro…

Url\Email: http://www.operazionecolomba.org
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Negato il visto d’ingresso in Italia a un gruppo di musicisti palestinesi

 Title: Negato il visto d’ingresso in Italia a un gruppo di musicisti palestinesi
Name: gianluca costantini
Txt: Un gruppo musicale palestinese di un campo profughi palestinese di Damasco non potrà essere in Sardegna per una manifestazione all’insegna della “Musica senza frontiere” (una trentina di artisti provenienti da tutto il mondo si esibiranno ad Assemini, nel cagliaritano, sabato prossimo) perché il consolato italiano in Siria ha negato il visto d’ingresso ai componenti. Lo rende noto l’associazione Amicizia Sardegna-Palestina annunciando di aver sensibilizzato al caso alcuni parlamentari e di aver trovato la disponibilità del deputato dei verdi Mauro Bulgarelli, che ha pronta un’interrogazione al ministro degli Affari Esteri.
“Due le motivazioni del diniego – racconta Mariangela Pedditzi portavoce dell’associazione - Nessuno del gruppo ha mai avuto un visto Shengen e quindi non offriva sufficienti garanzie; il gruppo nonostante l’attestato del Ministero della Cultura siriano, non è inserito in un registro di artisti professionisti. Noi crediamo, invece, che alla base di questa decisione ci sia una chiara direttiva politica di impedire a rappresentanti del mondo arabo e soprattutto dell’area mediorientale, di avere la possibilità di esprimere in Italia la loro cultura e di avere scambi con la nostra”.

Url\Email: http://www.inguine.net/kufia/actions.htm
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“Rompere il silenzio”

 Title: “Rompere il silenzio”
Name: gianluca costantini
Txt: Soldati che “rompono il silenzio”
da il manifesto, 5 giugno 2004

“Rompere il silenzio”. È questo il titolo della mostra inaugurata alla scuola di fotografia di Tel Aviv che vede protagonisti un’ottantina di soldati israeliani che hanno prestato servizio militare nella città palestinese di Hebron (200 mila abitanti), nella Cisgiordania occupata. Fotografie e videotestimonianze per raccontare l’abuso quotidiano di Hebron e degli abitanti palestinesi di fatto tenuti in ostaggio da 500 coloni israeliani, tra i più estremisti, che si sono insediati nella città dopo l'occupazione nel 1967. “Vogliamo dire le cose come stanno - ha spiegato Misha Kurz, 20 anni, soldato di leva - per riferire agli israeliani che cosa accade in quella città e mettere in guardia altri soldati che presteranno servizio in una situazione assurda”. A Hebron, ha proseguito Kurz, “mi è stato insegnato (dai superiori e dai coloni) che i palestinesi sono tutti potenziali terroristi, anche un bambino di 9 anni o un anziano di 90 anni”.
Altri soldati hanno raccontato di un loro commilitone che una volta, per “divertirsi un po’”, ha lanciato una granata assordante in direzione di alcuni bambini palestinesi. Oppure il caso di un loro ufficiale che, senza motivo, ha fatto bloccare un corteo nuziale palestinese e sequestrare le chiavi di tutte le automobili, non mancando di ridere quando la sposa ha cominciato a piangere.
Noam ha spiegato il difficile rapporto con i coloni. “Appena arrivi in città un ragazzino ebreo ti accoglie offrendoti dolci e caffè. Il giorno dopo lo vedi che, assieme ad altri, prende a bastonate un anziano palestinese”. Una foto riprende la scritta, in ebraico, sulla saracinesca di un negozio arabo: “Palestinesi alle camere a gas”. I coloni hanno reagito a “Rompere il silenzio” accusando gli organizzatori di essere “filo-palestinesi” e nemici di Israele.

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concentrate _

 Title: concentrate _ "NO WAR"
Name: Motaz Abuthiab
Txt: nc
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